Recensione: E.Cioni, P.Tronu, “Giovani tra locale e globale”, FrancoAngeli, Milano, 2007
Anna Maria D'Ottavi
5/2007 n.s
Il volume, partendo dagli esiti di una ricerca effettuata nel pistoiese, riesce, come suggerisce il titolo, a stabilire il collegamento – che bene rappresenta l’aspirazione dei giovani dei nostri giorni – tra la realtà locale e la vita quotidiana da una parte e la prospettiva sempre più inevitabile della mondializzazione, del “villaggio globale”, dall’altra.
Nella prima parte del libro, laddove si vuole introdurre l’argomento dei giovani e delle società locali, le Autrici per affrontare il problema della “giovinezza moderna”, dopo aver riportato l’orizzonte concettuale della condizione giovanile alla matrice culturale europea, si focalizzano sull’ottica di come i giovani rappresentano se stessi, la propria condizione, le disuguaglianze che li influenzano, le aspirazioni che li sostengono. Questo per rispondere a quella che giudicano una delle due principali lacune delle ricerche sui giovani e cioè la scarsa attenzione alla “ricostruzione della percezione soggettiva che i giovani hanno di sé”; a come viene inteso l’essere giovani da parte dei giovani stessi; a quali aspettative i giovani si pongano rispetto al futuro e al contesto in cui vivono (p.27). La seconda lacuna individuata dalle Autrici nelle precedenti indagini sociologiche sulla gioventù riguarda il fatto che la “società locale è una variabile ancora poco esplorata per quanto riguarda la formazione dei modi di vivere la giovinezza”: poco si sa, in altri termini, su come “le caratteristiche socio-culturali dei territori si traducono in declinazioni diverse delle vite”; “su ciò che sta accadendo riguardo alla diversificazione dell’universo giovanile legata alle differenze e alle disuguaglianze fra i luoghi (p.25).
Partendo da queste premesse si è cercato di rispondere agli interrogativi di fondo della ricerca in questione: “cosa rende l’essere giovani tanto difficile e tanto speciale? In quali modi i processi di globalizzazione modificano la condizione giovanile nelle società contemporanee? Che rapporto c’è tra la giovinezza e il luogo in cui è vissuta? Quali tra le azioni che gli enti locali possono perseguire sono più efficaci per valorizzare questa età della vita, per consentire ai cittadini che la stanno attraversando di dare appieno il loro contributo al miglioramento della società?” (p.11).
Si è cercato di approfondire, in particolare, come le società locali alimentino il senso di appartenenza e il capitale sociale; la costruzione identitaria e i processi sociali “situati”: come i “luoghi e i territori offrano opportunità e pongano vincoli” (p.172)
Ne è emerso che la possibilità dei giovani di esercitare una cittadinanza attiva, di incidere sui processi strategici di indirizzo e sviluppo della società locale è, in Italia, “sorprendentemente più contenuta che altrove”. Che questa “sindrome della mancata legittimazione sociale e politica del modello culturale della giovinezza prolungata può essere letta come un aspetto della difficoltà che le società mature incontrano nell’affrontare i problemi legati al mutamento e all’innovazione”, e che il principale nodo critico da sciogliere per le politiche che hanno come interlocutori i giovani sembra essere la “difficoltà da parte della società locale ad accettare la giovinezza come elemento integrato al proprio interno” (.42).
E’ stato confermato che “in particolare attraverso i significati attribuiti dai giovani allo studio e al lavoro e la valutazione che essi fanno della loro esperienza nelle istituzioni scolastiche e nel mercato del lavoro, è possibile cogliere la pluralità dei modi in cui si diventa membri della società” (p.16). E che spesso è proprio agli insegnanti delle scuole superiori che i giovani – attraverso un’interazione continua di ascolto, comprensione, consigli; attraverso la disponibilità a rappresentare un punto di riferimento; attraverso lo scambio di esperienze – attribuiscono la funzione socializzatrice e di trasmissione di valori.