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La Comunicazione secondo gli studenti dell’Istituto Superiore V.Gassman

Frasi sulla comunicazione degli alunni dell' Istituto Vittorio Gassman
Indirizzo: scienze sociali

”La comunicazione  tra alunno normodotato e alunno con disabilità: 
io comunico come con altre persone non giudico male la persona per le sue caratteristiche fisiche.

La comunicazione tra alunno e genitori:
comunico come con altre persone.

La comunicazione alunno e adulti:
comunico come con altre persone”.

 

Vladislav Godoroja
 

 

 

 

"La comunicazione è importante soprattutto se di gruppo."
 

Andrea Delle Case

 

 

 

 “Una parola una volta detta non la si può tirare indietro
il silenzio è indifferenza
è meglio parlare e chiarire ogni dubbio che tenersi tutto dentro
non si può non comunicare
non c'è cosa più bella che ascoltare qualcuno
non imparare a SENTIRE chi parla ma impara ad ASCOLTARE!!
delle volte un amico mi comunica emozioni anche solo con gli occhi”.

 

Chiara 1694

 

 

 

"Anche i sentimenti molte volte non ci vorrebbero comunicare ciò che realmente ci sembra. 
Comunicare è bello, ma c' è chi lo sottovaluta!" 

Annalisa Gentili

"Un giorno vidi un bambino che solo con l'espressione del viso riusci a comunicarmi la sua debolezza. 
Molte volte un sorriso può valere più di mille parole! 
Le parole? bisogna ascoltarle molto bene, ci potrebbero ingannare". 

Giada Chaiavari

 

 

 

 

 

Esperienza Torball 

Il professor Greco ci ha spiegato le seguenti regole del gioco: bisogna giocare in sei, divisi in due squadre da tre. Si gioca con due corde in mezzo al campo, e con una palla sonora per i non vedenti. La palla va lanciata raso terra contro la squadra avversaria. I giocatori si posizionano in ginocchio su un tappetino con una mascherina o una benda nera sugli occhi, ma possono muoversi in qualsiasi direzione per prendere la palla. Dopo le spiegazioni abbiamo composto le squadre, e ci siamo bendati, abbiamo iniziato a giocare. Personalmente l'ho trovato molto difficile, ed oltre ad avere il limite della vista, ho percepito il limite dell'udito. Avendo gli occhi coperti, ed essendoci molto brusio nella palestra non riuscivo a percepire bene i suoni, e quello che era intorno a me. Alcune volte sentivo la palla più vicina a me, ma non riuscivo a capire da quale parte dovevo andare per prenderla, e mi sentivo limitata nei movimenti. Avevo paura di andare dalla parte sbagliata essendo giudicata dagli “spettatori”. Anche se è stata un'esperienza difficile mi è stata utile per capire personalmente e da vicino come possono sentirsi le persone non vedenti, maggiormente quando devono mettersi in gioco, in una situazione per loro complicata, avendo timore di essere giudicati, non avendo alcuna difesa a loro disposizione. Parlando con altre compagne e confrontandoci, ho avvertito gli spazi intorno a me, molto più grandi, e senza ostacoli. Mi sentivo persa. Per pochi minuti posso dire di aver provato la sensazione di essere una persona non vedente. Sapendo nella mia testa di possedere la vista cercavo di abbassare lo sguardo, sperando di evadere dal buio totale, mentre cercavo la luce. Ho provato dispiacere per le persone non vedenti, che non potranno mai avere questa idea mentre giocano. 

Chiara Ceccanti – IV I 

Il 9 Marzo 2011 abbiamo avuto il primo incontro con le dottoresse dell'Istisss. Abbiamo affrontato insieme, il tema della comunicazione e della disabilità. Leggendo alcune e-mail abbiamo imparato più a fondo, il termine “comunicare”. Ognuno di noi ha espresso la propria opinione a riguardo. E' sorto, durante la discussione che è necessario, e giusto comunicare con tutte le persone, senza basarci sulle differenze fisiche e caratteriali. Tramite la comunicazione, riusciamo a conoscere chi è diverso da noi, e riusciamo ad imparare a confrontarci con esso. Rimanendo in tema dei rapporti umani, abbiamo affermato che il rapporto della comunicazione è ben diverso a secondo della persona con cui dialoghiamo, e che ci troviamo davanti. Sono emersi gli esempi del rapporto tra genitori e figli, o professori e alunni, gli esempi che rappresentano la quotidianità di tutti noi ragazzi. Confrontandoci su ciò, abbiamo potuto comprendere che il dialogo può essere formale o informale a seconda del ruolo che assumiamo, o occupiamo. Collegandoci alla comunicazione, abbiamo parlato della disabilità. Le dottoresse, tramite delle diapositive ci hanno illustrato lo svolgimento dei rapporti umani verso la disabilità. Nel 1980, chi riportava una menomazione, veniva considerato disabile, e di conseguenza gli veniva attribuito un handicap. Nel 2001, chi riportava delle limitazioni verso attività e partecipazione nei fattori ambientali e personali, veniva considerato disabile. Parlando di queste ultime, ci hanno spiegato la funzione della struttura Icf, dove troviamo tutti i paesi del mondo, tranne la Cina che si trovano d'accordo con le caratteristiche da attribuire a una persona a proposito delle attività e della partecipazione, per poi classificarla disabile o meno. La disabilità viene classificata a secondo di alcune caratteristiche, essa è un evento relazionale, culturale e relativo. Una persona ha bisogno di tre parole chiavi nella propria vita, autonomia, indipendenza e interdipendenza. Dopo ciò, abbiamo potuto guardare insieme delle scene di due film: “E Johnny prese il fucile” e “Anna dei miracoli”. Il primo parlava di un militare che nella seconda guerra mondiale è stato vittima di un'esplosione. Il ragazzo era tumefatto e ferito su tutto il corpo, ed era sfigurato in volto. Aveva perso la voce, e gli infermieri pensavano avesse perso anche l'udito e il senso del tatto, ma Johnny riusciva a sentire e comunicare tramite un alfabeto morse. Percepiva quando le infermiere entravano o uscivano dalla stanza. Un giorno ha percepito la luce del sole, poiché il capo infermiera gli aveva lasciato la finestra aperta. Giorno dopo giorno riconosceva il giorno e la notte, e per questo decise di farsi un calendario mentale per ricordarsi che giorno era, che mese era, e che stagione era. Il suo calendario essendo un po' confuso è stato rimesso in ordine da un'infermiera della quale si era innamorato senza neanche mai vederla. Il giorno di Natale infatti, per Jhonny fu un giorno speciale, l'infermiera aveva capito che lei potevo comunicare con lui attraverso il tatto. Gli slacciò la camicia, e gli scrisse “Buon Natale” sul petto. L'altro film parla di una bambina di nome Anna, che era sordo-muta e non vedente. Creando scompiglio in casa, i famigliari non sapevano come comunicare con lei, e per questo la mamma decise di affidarla ad una educatrice esperta nel linguaggio dei segni delle Suore spagnole. L'educatrice insegnava ad Anna come comunicare attraverso il tatto, le faceva toccare le proprie mani assumendo forme di lettere con le dita, e Anna imparava ad imitarla. A nostro parere lo stage è stato interessante e coinvolgente. Abbiamo affrontato un tema che ci è molto vicino, di cui usufruiamo tutti i giorni. Abbiamo conosciuto la vita dei disabili, e il modo di comunicare con loro. Per quanto riguarda i film che abbiamo visto, siamo riuscite a capire che nel secondo film, le persone intorno ad Anna hanno saputo aiutarla a superare il grosso limite che aveva, quello di non poter comunicare, a differenza del primo film, dove Jhonny era segregato ad una vita in un letto, senza essere compreso. Riuscire a comunicare con tutti, secondo noi, è un fattore di elevata importanza sociale e culturale, ed è un valore che possiamo, grazie allo stage, tramandare, ed imparare alle persone meno fortunate di noi. 

Chiara Ceccanti, Beatrice Marchi -IV I 

Secondo me i due incontri fatti insieme sono stati molto importanti. 
– Il primo, riguardo la comunicazione, l'ho trovato molto significativo perchè sono emersi molti aspetti su cui non avevo mai riflettuto. La cosa che mi ha colpito principalmente sono stati i due video; soprattutto il video del ragazzo che a causa di un'esplosione ha perso gli arti. Egli nonostante ciò riuscì a sopravvivere. Sviluppò un senso dell'udito molto forte dato che era costretto ad avere una benda sul viso. 
Il secondo video,riguardante la bambina non vedente, è stato anch’esso molto bello. La scena che più mi ha colpito è stato quando lei, la bambina, con il tatto riuscì a capire l'espressione della signora che le stava accanto, e pian piano cercò di riprodurla. 
– Il secondo incontro, quello riguardo il torball, è stato molto bello perchè anche noi "vedenti" siamo riusciti una volta a provare la sensazione di giocare non vedendo. Questo gioco, per noi, è difficilissimo perchè si basava tutto sul senso uditivo ed, almeno io, ho trovato molto difficile svilupparlo. Il torball è un gioco nato appunto per i non vedenti ed è grazie a dei campanelli in una palla che essi riescono a sentire dove si trova. Questa esperienza l' ho trovata molto bella ed ho capito quanto è difficile non vedere. 

Chiavari Giada – 2 I 

Oggi io e la mia classe abbiamo fatto un esperienza giocando al gioco chiamato Torball, un gioco creato per i non vedenti. Questo gioco lo abbiamo svolto in palestra, nella quale il Professore Greco ci ha insegnato e spiegato nei dettagli le regole e come si organizzano i campi e le squadre. Per giocare bisogna avere sei giocatori,tre da una parte, e tre dall’altra. Il campo viene diviso in due parti e al centro viene messa una corda con un campanello attaccato che la palla sonora non deve toccare, ma se accade, allora il giocatore che ha tirato la palla viene squalificato solo per un turno. Ognuno di noi ha giocato con un tempo massimo di cinque minuti. Questa esperienza è stata molto bella ma allo stesso tempo mi ero sentita fortemente a disagio per il motivo di non poter vedere ciò che mi circondava e per il fatto che non riuscivo ad orientarmi. 

Meleo Alessia – 2 I 

Il giorno 09/03/2011 si è svolto nella biblioteca dell' Istituto Magistrale Vittorio Gassman l'incontro con gli operatori della Istisss. All'incontro erano presenti anche i docenti di scienze sociali il Prof. Trotta e la Prof.ssa Montanaro supervisori delle classi IV i e IV c impegnate in questo progetto. Inizialmente a presentare il progetto erano la Dott.ssa Rosalba Marchetti, prof.ssa psicologa, e la Dott.ssa Luisa Mango, prof.ssa di neuropsichiatria infantile. Il progetto "superabili" è stato creato per conoscere e studiare la vita dei diversamente abili e si compone di due parti: una prima parte dedicata alla vita autonoma e una seconda parte dedicata alla vita indipendente. Dopo aver presentato il progetto la Dott. Luisa Mango ha introdotto il concetto di comunicazione e leggendo alcune e-mail che alcuni ragazzi avevano inviato al riguardo si è svolto un' attività di BRAIN STORMING in cui tutti i membri di un gruppo esprimono tutto ciò che gli viene in mente su quell'argomento. Inoltre la Dott.ssa ha posto alcune domande come: Che cos'è la comunicazione? Che cos'è la prossemica? Perchè è fondamentale comunicare? Molti a quest'ultima domanda hanno risposto che comunicare è fondamentale per imparare ad ascoltare e conoscere le persone e creare rapporti. Proprio sul rapporto si è svolto il nostro incontro : sul rapporto tra normotipici e disabili. La Dott.ssa Luisa ci ha mostrato alcune diapositive che mostravano i documenti fondamentali dei disabili che sono: l'ICF e la carta dei diritti. Concentrandoci in particolare su queste due diapositive : 
Nel 1980 Malattia o Disturbo —> menomazione —>disabilità —>Handicap 
Nel 2001 Disturbo o Malattia —>attività limitazione ( fattori ambientali e fattori personali) —> partecipazione (restrinzione) e funzioni e strutture corporee (menomazione). 
Dalla carta dei diritti del 2001 emergono alcuni cambiamenti nella definizione del disturbo. Mostrandoci successivamente la struttura dell' ICF ci siamo soffermati in modo particolare sulle attività e partecipazione affermando che tutti i paesi si sono accordati su queste : 
-Apprendimento e applicazione delle conoscenze; 
-Compiti generali e richieste; 
-Comunicazione; 
-Movimento; 
-Cura della propria persona; 
-Attività domestiche; 
-interazioni interpersonali; 
-Attività di vita fondamentali; 
-Vita sociale,civile e di comunità. 
Tre sono le parole chiave del progetto : AUTONOMIA , INDIPENDENZA e INTERDIPENDENZA. L'Autonomia si divide in : 
-EVENTO RELAZIONALE; 
-EVENTO CULTURALE; 
-EVENTO RELATIVO; 
-EVENTO EDUCAZIONALE. 
La Dott.ssa Luisa Mango ci ha spiegato che non esiste l'autonomia in termini assoluti, non significa indipendenza ma capacità di organizzare e dirigere la propria vita o il proprio comportamento verso mete e obbiettivi stabiliti. L'indipendenza e l'interdipendenza è il rapporto di reciproca dipendenza come ad. esempio l'indipendenza economica. 
Per concludere l'incontro le Dott.esse ci hanno fatto vedere due filmati inerenti gli argomenti trattati : "Jonny prese il fucile" e "Anna dei Miracoli". 
Jonny prese il fucile : Inseguito ai bombardamenti della Guerra Mondiale, Jonny rimane gravemente ferito, privo di arti e impossibilitato a parlare: il giovane rimane in vita, solo grazie a dei strumenti clinici. 
Convinti che si ttrattava di una sopravvivenza puramente vegetale, i medici devo ricredersi quando Jonny – che nel frattempo ha preso coscienza del proprio stato, ha ripreso a pensare nonchè a riorganizzare le proprie sensazioni, ha dimostrato di potersi esprimere con l'alfabeto Morse sillabato con movimenti della testa – chiede o la morte o l'esposizione al pubblico in un circo. Allontanata la pietosa infermiera che ha cercato di fermare l'erogazione dell'ossigeno, i medici continuano a tenerlo nascostamente in vita sino a quando Dio vorrà. 
Anna dei Miracoli: La piccola Helen fin dalla nasciata cieca e sordomuta è sempre stata viziata dai propri familiari in virtù dei suoi gravi handicap che le permettono di fare qualunque cosa,rinunciando a correggerla o a rimproverarla. Un giorno però suo padre decide di assumere l'istruttrice Annie Sullivan per rieducare la bambina. Inizialmente il rapporto tra la bambina e l'insegnante si rivela conflittuale e talvolta perfino violento ( da parte di Helen) ma l'insegnante non si arrende e riesce a trasformare la ribelle dallo stato animale a quello umano. 
Le cose che ci hanno colpito in modo particolare dei due film sono il modo in cui queste persone vengono trattate e considerate. Nel caso di jonny nessuno crede nella possibilità che lui possa guarire al punto tale da considerare il suo linguaggio morse come riflessi dei nervi e la sola soluzione che hanno è quella di sedarlo. Mentre nel caso di Anna dei Miracoli è l'insensibilità e la sfiducia dei famigliari nei confronti della guarigione della bambina ormai considerata come un animale da circo. 
Lo stage è terminato con il compito di cercare alcuni film inerenti l'argomento da visionare nei prossimi incontri. 

Verbale a cura di 
Consalvi Veronica – IV I 

Oggi mercoledi 16/3/2011…in terza ora ci siamo recati in palestra a fare un gioco con la palla chiamato torball il quale consisteva nell'essere bendati e cercare di prendere una palla che aveva dentro di essa un campanellino, praticamente abbiamo usato due sensi: l' udito e il tatto. Personalmente credo che è un' esperienza abbastanza interessante da fare, grazie a ciò possiamo provare le stesse sensazioni delle persone non vedenti infatti quel gioco è proprio per le persone cieche. 
Io mentre ero bendata mi preoccupavo soprattutto di cercare di prendere la palla e non badavo molto alle sensazioni che provavo. Di certo essere bendati è una cosa fastidiosa,e quindi essere ciechi sicuramente sarà peggio. Mi ritengo fortunata di vedere e di non avere questi tipi di problemi, penso che sia una delle cose più brutte. Certamente queste persone trovano una soluzione un qualcosa per riuscire ad andare avanti e condurre una vita normale… E questa cosa è proprio da ammirare. MA è pure vero che nascere ciechi significa avere tutto un proprio mondo…Di cose positive ci sono poche ma io penso che per ogni situazione per più difficile e complicata che sia dobbiamo cercare la parte " positiva" e non abbattersi mai ma cercare sempre di andare avanti….. 

Leysi Valverde 

Sono una studentessa della 2I liceo Gassman…. con la classe il giorno 
15/03/2011, abbiamo fatto un esperienza questa consisteva in un gioco TOR BALL 
nel quale si gioca in 6 in un campo da pallavvolo divisi in 3 in una metà del 
campo e 3 nell'altra metà. 
questa esperienza ci è servita per capire come anche i non vedenti possono 
giocare sviluppando il senso dell'udito poichè all'interno di una palla ci sono 
dei campanelli quindi la palla quando viene lanciata, loro capiscono a seconda 
del suono in quale direzione va la palla in modo da fermarla e prendere punti, 
e noi abbiamo fatto questo gioco bendati. in questa esperienza mi sono sentita 
molto a disagio , avevo paura di ciò che avevo accanto ma allo stesso tempo mi 
ha fatto divertire e concentrare nel momento in cui il professore fischiava e 
sapevo quindi che la palla sarebbe venuta verso la parte del mio campo, però la 
sensazione che maggiormente è stato capire quante volete una persona si 
lamenta di essere troppo alto, di essere troppo basso, di avere i capelli lisci 
o ricci, non pensando che siamo fortunati ad avere in questo caso la vista, ma 
più generalizzato, di poter parlare sentire. 

Chiara 1694 

Oggi 9/03/2011 tutta la mia classe 2I e la classe 3C si è riunita nella sala biblioteca dalle ore 8.00 alle ore 11.00. 
Abbiamo parlato prima con una professoressa di Italiano che ci ha fatto riflettere molto sul modo in cui ci siamo seduti. Dopo è arrivata un’altra signora. Lei è una dottoressa che ci ha spiegato i vari modi di comunicare e ci ha fatto vedere un video che espone varie problematiche sociali tra cui la cecità e altre patologie. 
Secondo noi questo incontro è stato molto istruttivo e informativo. 

Alessia Meleo 2I 

Oggi 22/03/2011 insieme alla mia classe 2I e alla classe 3C, ci siamo riuniti , dalle ore 9.00 alle ore 13.00, nella sala biblioteca in cui abbiamo ascoltato la storia della vita di quattro persone tra cui una signorina non vedente dalla nascita di nome Sabrina che ci ha spiegato come vive quotidianamente, 
quante difficoltà incontra ogni giorno e ha incontrato, la sua scelta nel prendere un cane come guida e non solo, oltretutto ci ha fatto vedere come il cane seguendo le sue indicazioni la portava in giro per l’aula senza farle prendere gli ostacoli e scegliendo il percorso più agevole per camminare. 
Invece altre tre signore, tra cui una signora ipovedente, che cioè riesce a vedere delle piccole sagome, e altre due non vedenti. 
Loro ci hanno spiegato come lavorano, ad esempio con il computer riescono a lavorare solo se attraverso l’aiuto di un software di sintetizzazione vocale, quali sport possono praticare e la scrittura braille. Infine ci hanno fatto vedere la macchina da scrivere per la scrittura braille e un libro per persone non vedenti.
Quest’incontro è stato molto interessante perchè ho imparato molte informazioni su persone non vedenti ed ho chiarito i dubbi che avevo. 

Alessia Meleo 2I 
Istituto V. Gassman 

Tutti sono capaci di dire "non sentire, ma ascolta gli altri" oppure "non giudicare male chi non ha le tue stesse caratteristiche fisiche", ma questo non basta. Bisogna anche essere capaci di mettere in pratica tutte queste cose e di saper rispondere anche con un sorriso e non solo brutte parole.

Veronica Gallo 2I V.Gassman