Editoriale
Come intercettare i bisogni?
I “fatti” di cronaca espongono di volta in volta, per “fare” notizia, dolorosissime situazioni di disagio e di sofferenza delle persone e delle famiglie, con eclatanti gesti di disperazione, di cinismo, qualche volta, e di denuncia, di abbandono e di solitudine.
Gli episodi innumerevoli riportati dalla stampa (il bambino abbandonato presso l’Ospedale Cardarelli di Napoli, i casi diffusi di tragici suicidi di persone disperate, come in Piemonte,in Liguria, nel Lazio) sono solo la punta di un iceberg di una situazione che non si riesce a controllare e a prevenire.
Tali condizioni, per la loro diffusione e frequenza colpiscono minori, giovani, anziani, persone colpite da handicap, famiglie, e mettono in evidenza la mancanza e la carenza di una reale possibilità da parte delle istituzioni di individuare e di intercettare i bisogni profondi e disperati di tante persone e famiglie.
La mancanza di una rete di corrispondenza fra bisogno espresso e risposta assicurata dall’ offerta di una rete adeguata ed efficiente di interventi e servizi sociali a sette anni di distanza dalla legge 328/00 determina la necessità di potenziare al massimo grado la “rete di ascolto” e di rendere consapevoli le persone e le famiglie della presenza di una rete di pronto intervento sociale in grado di garantire sicurezza e serenità, e risposte adeguate.
E’ in tale prospettiva che occorre lavorare per costruire la “condotta sociale” (come già preconizzava Maria Calogero Comandino nel lontano 1947) quale primo livello di intervento sociale a cui le persone possono immediatamente rivolgersi per avere risposta ai propri bisogni.