Editoriale novembre 2006
Il dibattito intorno alla finanziaria non dà grande rilevanza agli aspetti tradizionalmente legati alle politiche sociali. Si parla di occupazione, di stabilità del lavoro, di incentivi allo sviluppo, di riduzione della pressione fiscale, di Università ecc. E’ una dimenticanza, oppure l’effetto di una specie di rassegnazione, maturata in questi anni di tagli allo stato sociale?
Con la modifica del Titolo V della Costituzione le competenze in materia di assistenza sono passate alle Regioni, mentre spetta allo Stato fissare i Livelli Essenziali di Assistenza. Riusciranno le Regioni e i Comuni a garantire tali Livelli (peraltro mai fissati)? E’ probabile che i trasferimenti dello Stato non basteranno al riguardo; sarà quindi la capacità impositiva dei Comuni e delle Regioni a provvedere, salvo convertire le spese modificando le priorità. Oppure dovremo aspettarci qualche rinuncia e qualche passo indietro? Il tema è serio e non può essere rinviato.
In primo piano
Muhamed Yunus, premio Nobel per la pace. E’ la prima volta che il Nobel per la Pace viene assegnato ad un economista. Un economista che, attraverso il microcredito, ha affrontato e affronta il problema dello sviluppo dei Paesi poveri rifiutando i modelli della società occidentale fondati sugli aiuti, per fare leva invece sulle pur poche risorse interne ai Paesi stessi. Il microcredito infatti responsabilizza gli stessi soggetti che vivono la povertà, perché attivino le loro risorse in autonomia. In questo modo il processo di costruzione del benessere economico si coniuga con il riconoscimento dei diritti di libertà e di indipendenza e con l’esercizio concreto del diritto di cittadinanza. Il messaggio che viene da Stoccolma è che questo approccio allo sviluppo è condizione per far crescere anche la pace. Una pace fondata sulla giustizia e sui diritti e non sul controllo e sulla paura.