Progetto Daphne “Care for Carers”
Lo scorso 4 maggio 2006 l’ISTISSS e i suoi partners – Comune di Genova, Ufficio Terza Età Sicura; Foreningen Maracana, una ONG Svedese esperta in prevenzione della violenza; SIF- Social Innovation Fund, una ONG Lituana di donne; LEF-Italia, Coordinamento Italiano dell’European Women’s Lobby – hanno iniziato le attività del Progetto “Care for Carers”, della durata di un anno, programma Daphne II 2004-2008, con il supporto della Commissione Europea DG Giustizia, Libertà e Sicurezza.
Il Programma Daphne è un programma di azione Comunitaria di misure preventive dirette a combattere la violenza contro i bambini, gli adolescenti e le donne, e a proteggere le vittime e i gruppi a rischio.
Il Progetto Daphne I “SecuCité. Abused and neglected elderly women” (2001), aveva evidenziato una crescita della violenza domestica contro le donne anziane e l’importanza della prevenzione. L’attuazione del progetto della Regione Liguria “Caregiver”(2003-04) ha mostrato che la preparazione dei formatori dei caregivers e la rete di istituzioni pubbliche e private giocano un ruolo di prevenzione. Una buona pratica applicabile al progetto “Care for Carers”.
“Care for Carers” nasce perché, nell’intera Europa, cresce il numero degli anziani non autosufficienti e le ricerche hanno mostrato che le donne anziane rappresentano l’80% dei casi di violenza domestica. La malattia dell’Alzheimer è in aumento tra le donne e rappresenta un forte, ma ancora sottostimato, rischio di violenza contro di esse. I caregivers sono soprattutto donne, la maggior parte generalmente legata da una relazione di parentela con l’anziana malata di Alzheimer. La mancanza di una formazione specifica e di un supporto della comunità locale fanno crescere lo stress e di conseguenza i comportamenti violenti.
Il progetto, confrontando tre diversi modelli sociali (quello Svedese o Nord Europeo, quello Italiano per l’Europa meridionale e quello Lituano per il cosiddetto allargamento), e secondo linee-guida comuni per la formazione dei formatori dei caregivers attraverso il coinvolgimento delle comunità locali dei Paesi coinvolti (specie la Lituania), mira a prevenire una crescente e ancora ignorata forma di violenza: quella contro le donne anziane malate di Alzheimer.
Da questo confronto verranno prodotti le Linee-guida e un Manuale per la prevenzione della violenza nel rapporto donna caregiver e anziana malata di Alzheimer; e si introdurrà nei tre Paesi interessati il principio della formazione e del sostegno dei formatori dei caregivers basato su un innovativo modello di scambio tra istituzioni pubbliche e private.
“Care for Carers” mira allo scambio di buone pratiche nella prevenzione della violenza nascosta perpetrata da donne caregivers su donne anziane affette dal morbo di Alzheimer: ma non solo. Le azioni del progetto consisteranno soprattutto nella disseminazione dei risultati del Daphne “SecuCité. Abused and neglected elderly women”; nel confronto tra Italia, Svezia e Lituania; e miglioramento e trasferimento delle buone pratiche del progetto “Caregiver” promosso dalla Regione Liguria nel 2003/04 come proseguimento dello stesso “SecuCité”. Ma il progetto “Care for Carers”, necessario per uno scambio di buone pratiche e di Linee-guida concordate, lo è anche per creare consapevolezza sulla violenza nascosta contro le donne anziane malate di Alzheimer, in particolare in Lituania dove vi è un maggiore divario tra i dati ufficiali e quelli reali (6 volte di più) sull’incidenza della malattia di Alzheimer.
Il progetto è nato soprattutto a beneficio delle donne anziane malate di Alzheimer vittime di violenza perpetrata da caregivers inesperti. Ma la principale categoria “bersaglio” del progetto “Care for Carers” è quella delle donne caregivers che rischiano di diventare violente, a causa dello stress da caregiving. I sistemi di Welfare forniscono poche forme di supporto e non formano i caregivers, che spesso sono donne e talvolta familiari delle anziane affette da Alzheimer. A causa del forte livello di stress per la cura quotidiana e continua a contatto con una malattia mentale progressiva, le caregiver possono sviluppare forme di depressione e altri disordini psicologici e diventare violente e aggressive, se non ricevono formazione e supporto.
Le donne non riconoscono il fatto di essere violente nei confronti di altre donne, in particolare se hanno legami di parentela con le vittime. Quindi un punto critico può essere la difficoltà di trovare donne carers che decidono di intraprendere la formazione per mancanza di tempo, sfiduca, convinzione di non aver niente da imparare (“Chi meglio di me può curare mia madre!”), depressione, etc. Ciò può essere superato solo attraverso l’attivazione e il “mantenimento” di legami istituzionali e naturali con comunità locali sensibilizzate. Altro punto critico è dato dal fatto che le donne spesso non riconoscono la violenza domestica, agita e sofferta, come una forma di violenza.
La mobilizzazione di numerosi e differenti attori espressi dalle comunità locali e la partecipazione di esperti durante lo sviluppo del progetto serviranno alla sensibilizzazione e a far emergere la domanda. I risultati potranno inoltre essere applicati in progetti di intervento attivo per la riduzione dei rischi di maltrattamento, ma anche per attività di formazione e per stabilire contatti con chi opera a favore di donne anziane o di famiglie con donne anziane. Risultati a livello europeo. Prevenzione della violenza su donne anziane con Alzheimer da parte di caregivers attraverso la diffusione, da parte della rete di partners, di documenti prodotti dal progetto (lineeguida e manuale frutto del confronto tra i tre modelli di Welfare, anche in versione inglese); la possibile disseminazione della buona pratica attraverso l’ “imitazione” spontanea.