Editoriale
L’immondizia a Napoli non è soltanto un’emergenza napoletana o campana, ma è una questione nazionale. Per chi vede la situazione in televisione tutto si risolve a livello di immagine negativa. Che figura facciamo! Ma per chi vive in mezzo all’immondizia l’immagine si trasforma in un sostanziale malessere.
A chi tocca garantire benessere e quindi anche una città e un ambiente puliti?
Certamente la massima responsabilità è dei politici e di chi amministra le risorse, ma c’è una responsabilità di tutti che non può essere cancellata. L’igiene, l’ambiente, la sicurezza sono “beni comuni” e come tali non possono essere gestiti con logiche privatistiche o, peggio ancora, speculative.
E’ lecito quindi per tutelare questa “porzione di bene comune” napoletana, coinvolgere altre città e altre Regioni?
Secondo i criteri che guidano le politiche sociali (di tipo solidaristico ed egalitario) la risposta è affermativa, perché ogni forma di individualismo (anche nell’accezione localistica) crea tensione e disagio. Ciò vale per i responsabili istituzionali, ma è anche una modalità di vivere il diritto di cittadinanza, oltre i confini del “proprio giardino”.