Editoriale
Cittadini vigilanti, ronde e servizi
Le recenti elezioni hanno evidenziato il tema della sicurezza e del degrado delle città come un’emergenza. E i sindaci in prima fila sollecitano provvedimenti. Anche i cittadini si stanno organizzando, attraverso ronde o gruppi di vigilanza, allo scopo di prevenire, di reprimere, di segnalare. Come si comporteranno questi cittadini, quando sorprenderanno un immigrato, magari clandestino a dormire sulla panchina di un giardinetto, perché non ha una casa, né un letto dove distendersi? Chiameranno la polizia? Lo inviteranno ad andarsene? (e dove? su un’altra panchina?) Gli offriranno un luogo per dormire? Lo aiuteranno a trovare una sistemazione?
Certamente sono iniziative nate sull’onda dell’emozione e della paura che possono avere effetti gravi, sul piano della convivenza pacifica. E tali rischi sono maggiori, se questi gruppi agiscono in un’ottica di ordine pubblico e non in una prospettiva di politica sociale. Allora deve suonare un allarme anche per i servizi sociali, perché le risposte a queste emergenze vengono specialmente dalle politiche di welfare che i Comuni riusciranno a mettere in atto. Sarebbe un errore criminalizzare il disagio sociale.